CP

Situata in Largo Isarco, nella zona sud di Milano, la nuova sede della Fondazione Prada, progettata dallo studio di architettura OMA, sotto la guida di Rem Koolhaas, si inserisce in un contesto urbano difficile, in un quartiere in cui la grande memoria del passato industriale novecentesco contrasta con il carattere presente irrisolto e in divenire: un luogo che non ha ancora iniziato a sfruttare tutte le sue potenzialità, ma che certamente sarà interessato da future trasformazioni.

La Fondazione Prada si propone come una istituzione volta ad attrarre e coinvolgere le persone con la cultura per arricchirne la vita quotidiana, aiutare a capire i cambiamenti che avvengono nel mondo, imparare e fare esperienza attraverso l’uso dell’arte, della scienza, della politica e della filosofia.

L’interesse principale è proprio la coesistenza delle diverse discipline, arte, cultura e architettura, la cui interferenza può generare nuove idee e riflessioni sul mondo e sull’Uomo.

Le mostre hanno una durata ben precisa e cercano sempre di coinvolgere le persone in una riflessione profonda, distaccandosi temporaneamente dal mondo esterno in questo spazio mistico.

Un campus in cui vivere liberamente, e riflettere sull’arte, in cui i cortili si offrono alla cittadinanza come luogo di incontro pubblico.

Lo spazio è articolato secondo una configurazione architettonica che mette in un rapporto diretto e continuo edifici preesistenti e nuove costruzioni: il tema principale della trasformazione di ciò che era una ex distilleria, risalente ai primi decenni del Novecento, in un recapito culturale, è il continuo dialogo e confronto tra tradizione e innovazione, memoria e futuro, spazi industriali e nuove architetture.

La peculiarità insita nel progetto di OMA è la coesistenza di due dimensioni distinte, ossia un’opera di conservazione e di recupero degli spazi esistenti e l’idea di una nuova architettura: nessuno dei due elementi prevale sull’altro, ma entrambi sono frammenti di un’unica immagine mai dichiarata esplicitamente.

Le figure dispositive orizzontale-verticale, ampio-stretto, aperto-chiuso, pubblico- privato, vecchio-nuovo, vengono utilizzate come contrasti che definiscono variazione e opposizione descrivendo spazialmente e concettualmente il continuo flusso di idee e di persone che la Fondazione Prada si propone di mettere in relazione.

Introducendo queste variabili, la complessità del progetto architettonico contribuisce allo sviluppo di una programmazione culturale aperta e in costante evoluzione e trasformazione, nella quale sia l’arte che l’architettura traggono beneficio dalle loro reciproche intersezioni.

Tutto dialoga con tutto, ma il fondamento attorno a cui tutti gli elementi fisici e teorici funzionano è l’instabilità, il divenire: lo spazio è studiato per permettere la massima fruibilità e perciò per variare continuamente a seconda delle situazioni e delle installazioni in programma, rendendo di fatto la Fondazione Prada un Processo Continuo.

Un processo continuo che sicuramente darà luogo ad una serie di ulteriori cambiamenti e di scambi che in futuro porterà a trasformare e influenzare positivamente anche il contesto urbano in cui questo spazio pubblico si inserisce.